Castel Guelfo

Il territorio di Castel Guelfo è compreso tra i comuni di Dozza, Imola, Castel San Pietro e Medicina. Le contese tra Bologna (guelfa) e Imola (ghibellina) per il possesso di questo territorio di confine videro, agli inizi del XIII secolo, la supremazia del governo bolognese. La progressiva messa a terra delle colture da parte del ceto borghese della città, nel corso dei secoli XII e XiV, culminò con la costruzione da parte della città di Bologna di un castello “Castrum Guelfum” agli inizi del trecento e l’invio di una guarnigione per la difesa dei coloni.

L’insediamento della famiglia Malvezzi, nominati conti nel 1458, e la forma di governo feudale, pose fine alle ingerenze di Imola conferendo una certa stabilità durata fino all’arrivo di Napoleone nel 1796. Dal ‘400 al ‘700 si definì lo sviluppo e l’assetto della forma urbana, caratterizzata dalla struttura fortificata e dalla scenografia architettonica triangolare del Borgo.

Durante l’800 Castel Guelfo affrontò problemi del periodo compreso tra l’occupazione francese e lo stato unitario. Alla morte di Piriteo IV Malvezzi (1806), le proprietà passarono alla figlia Maria Laura, sposata con il principen Astorre Hercolani. I diversi assetti politico-amministrativi causati dall’unificazione del Paese e dal ventennio fascista, non mutarono l’identità urbanistica di Castel Guelfo.

Le eccellenze di Castel Guelfo

La “Brazadela”

La ciambella tradizionale di Castel Guelfo di Bologna è conosciuta da oltre 700 anni in questa zona anche come “Brazadela”. Generalmente di forma ovale, la ciambella è dorata e croccante all’esterno, morbida e asciutta all’interno. È un dolce antico, semplice e dal sapore un po’ rustico, capace di riportare alla memoria i ricordi dell’infanzia. Così buona e genuina, da gustare da sola o “tociata” (imbevuta) nel vino, un gesto tradizionale che la rende irresistibile. Qual è il suo segreto? L’impasto fatto a mano come facevano le nonne, con i prodotti semplici che si trovano in ogni cucina di una vera “arzdora”: farina, uova, zucchero, latte, burro, un tocco di limone e vaniglia, lievito per dolci e granella di zucchero per fare felici tutti i bambini.

Antonio Basoli

Antonio Basoli, nato il 30 giugno 1774 a Castel Guelfo di Bologna, fu ornatista, scenografo, pittore, progettista di giardini e disegnatore. A soli 12 anni si iscrive ai corsi di Architettura all’accademia Clementina di Bologna. Conclusi gli studi nel 1794, intraprende autonomamente la fortunata attività di decoratore di interni e prosegue quella di ornatista e scenografo operando con successo nei più importanti teatri di Bologna e all’estero. Alla professione affianca quella di docente all’Accademia, divenuta di “Belle Arti”, come titolare della cattedra di elementi di ornato. Nel 1822 all’apice della carriera, chiude la professione di scenografo e quella di pittore d’in¬terni (1928), per dedicarsi al disegno e alla pittura da cavalletto contrassegnate come sempre da una visione scenografica implicata direttamente nelle tecniche del Pre-Cinema (Panorama, Diorama, Neorama). Crea opere di straordinaria intensità visionaria come, Le quattro parti del Mondo e l’Alfabeto pittorico. Antonio Basoli, muore a Bologna il 30 maggio 1848. L’accademia di Belle Arti di Bologna ha acquisito tutti i suoi manoscritti, le incisioni e oltre 10.000 disegni.